Gli sport competitivi non hanno mai attirato la mia attenzione, e nemmeno ho mai sentito il bisogno di competere per vincere con gli altri. Il mio approccio sportivo è sempre stato legato al piacere di muovermi innanzitutto per sentirmi bene fisicamente, scegliendo quelle attività che permettono di stare in contatto con la natura nel limite delle mie possibilità. Nel mio piccolo è prevalsa la costanza nel dedicare il tempo libero alla montagna, frequentando i corsi del CAI di alpinismo e roccia, organizzando gite e lunghi trekking, dedicandomi al cicloturismo.
Un giorno la mia attenzione fu attirata dal kayak. Iniziai a informarmi su eventuali corsi al Centro Canoa Kayak sul Lago di Pusiano, ed ebbi la possibilità di provare a pagaiare.
Fin dal primo giorno l'entusiasmo fu grande, tanto che decisi di tesserarmi al club, in modo da avere un appoggio e usufruire delle imbarcazioni.
Bastarono poche ore di lezione informale per apprendere le nozioni base, poi il resto venne da se.
Bisogna dire che il classico kayak da turismo, di dimensioni lunghe e soprattutto larghe, non è impegnativo da portare in acque calme, a differenza di quelli da competizione di forma allungata, idrodinamica, con chiglia particolare che richiede abilità da equilibrista.
Dopo la prima stagione sul lago di Pusiano, mi balenò nella mente il desiderio di comprare un kayak, così da essere indipendente e di scegliere altre mete.
Vivendo in provincia di Como, le occasioni di esplorare le acque dei laghi della zona non potevano di certo mancare.
Sparsi la voce, e poco tempo dopo un amico mi disse che c'era l'occasione di acquistare un kayak di seconda mano, indirizzandomi da un tizio di Argegno, sul Lago di Como.
Così, un sabato pomeriggio della primavera del 1993 raggiunsi la località per contrattare la mia "barchetta". Era un vecchio kayak di vetroresina con la chiglia tondeggiante, un po’ difficile da portare inizialmente per via della sua forma, che per natura perde facilmente la direzione se non si ha malizia di contrastare la pagaiata con il puntapiedi.
Il modello non mi piaceva, non era bello come quei kayak da mare con la chiglia affilata, la rete porta materiale e il gavone stagno. Per di più era anche messo male e necessitava di restauro.
Tuttavia il prezzo era conveniente. Pensai che per iniziare potesse andare bene e feci l'affare. Caricai il mezzo nautico sulla Fiat Uno e lo portai a casa. Faceva impressione vedere quel kayak sul tetto della macchina che sporgeva paurosamente dalla sagoma della vettura.
Qualche settimana più tardi lo portai al capannone del mio amico Patrick per la sistemazione. La sera mi recavo in officina per carteggiare la vetroresina, poi fu rifatta una parte del fondo e aggiunto il puntapiedi. Infine comprai un colore fucsia e fu verniciato a spruzzo.
Il risultato fu un pugno in un occhio. Quel fucsia era bello da vedere sul campioncino del colorificio, ma non di certo sul kayak. Dava l'impressione di un look certamente frufru...
Così tornai in colorificio e acquistai un colore verde e uno blu da aggiungere al fucsia, lasciando di quest'ultimo solamente due strisce trasversali. Il risultato fu soddisfacente. Lo allestii con due palloni conici gonfiati; uno a poppa e uno a prua, in modo da renderlo galleggiante in caso di rovesciamento. Acquistai una bella pagaia di legno comoda e liscia sull'impugnatura, soprattutto rigida, a differenza di quelle in alluminio componibile con i cucchiai di plastica che flettono durante la spinta.La spesa dell'allestimento comprese anche l'abbigliamento consono: muta, calzari, giubbetto galleggiante, paraspruzzo, sacca stagna per documenti... Non vedevo l'ora di provarlo.
Venne il giorno tanto atteso. Era una domenica ventosa di aprile quando decisi di partire alla volta del Lago del Segrino. Come prima uscita mi sembrava ideale inaugurare il kayak rimesso a nuovo sulle acque di quel piccolo bacino, preso d'assalto dagli sportivi che percorrono l'anello di cinque chilometri intorno alle rive di corsa o con i pattini.
Di primo pomeriggio preparai tutto l'occorrente, misi il kayak in acqua e cominciai a pagaiare.
C'era molto vento, e di conseguenza la chiglia sbattendo sulle onde sollevava spruzzi gelati. Fu un divertimento e una bella sensazione sapere che quel giorno era il battesimo dell'acqua con la mia imbarcazione.
La stabilità si rivelò subito ottima nonostante il lago fosse mosso, ma lì per lì quello che veniva difficile era mantenere la direzione. Per circa mezz'ora ruotai su me stesso, finché non presi la mano con pagaia e puntapiedi.
Passai una domenica entusiasmante, e mentre tornavo a casa mi frullavano nella mente mille ipotetici itinerari che avrei potuto fare.
Da allora, per dodici anni ho praticato questo bellissimo sport. Inizialmente da solo, perchè non avevo amici che possedevano il kayak.
Poi un giorno, al C.K.C di Pusiano mi dissero che un ragazzo voleva vendere il suo kayak praticamente nuovo fiammante, di colore giallo, in polietilene con tanto di gavone stagno. Il prezzo era interessante. Avere due mezzi nautici voleva dire che uno potevo prestarlo a qualche amico che fosse interessato agli itinerari lacustri, così mi proposi per l'acquisto.
Nel corso degli anni ho organizzato molte uscite con gli amici sui laghi di Como, Pusiano, Annone, Segrino, Alserio, Mezzola, Maggiore, Orta, Garda.
A volte anche uscite di più giorni, portandoci al seguito tenda, zaino e vettovaglie per cucinare. Con Alberta decidemmo di effettuare il periplo del Lario suddividendo i tre rami in date diverse. Fu una piccola impresa personale pagaiare su lunghe distanze per tante ore, decisamente soddisfacente.
Il kayak permette di visitare luoghi meravigliosi visti da una prospettiva diversa.
I paesaggi lacustri nascondono particolari sorprendenti lungo le rive, tra gli anfratti rocciosi, tra i canneti e le ninfee popolati dalla fauna migratoria che ivi trova un habitat naturale per le nidiate.
Ville e castelli spettacolari mostrano i loro giardini fioriti, ordinati e curati a regola d’arte.
In primavera, con le giornate limpide è piacevole pagaiare sul lago. In particolare la domenica mattina si è immersi in un clima di pace. Le campane dei paesi rivieraschi risuonano lontane. La gente siede sui tavolini dei bar che si affacciano a lago, imbanditi di croissant e torte appena sfornate accompagnate da ottimi cappuccini. I pescatori sono indaffarati con le lenze, speranzosi di tornare a casa con le reti piene di alborelle, lavarelli, persici, da cucinare a mezzogiorno.
Insomma,questo sport è adatto a tutte le età. Ognuno può scegliere di farlo sia a livello agonistico, o semplicemente prenderlo come mezzo di trasporto ecologico per godersi delle piacevoli gite…
Buon divertimento!
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